Codice Penale art. 617 ter - Falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche 1.Falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche 1. [I]. Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, forma falsamente, in tutto o in parte, il testo di una comunicazione o di una conversazione telegrafica o telefonica ovvero altera o sopprime, in tutto o in parte, il contenuto di una comunicazione o di una conversazione telegrafica o telefonica vera, anche solo occasionalmente intercettata, è punito, qualora ne faccia uso o lasci che altri ne faccia uso, con la reclusione da uno a quattro anni [623-bis]. [II]. La pena è della reclusione da uno a cinque anni se il fatto è commesso in danno di un pubblico ufficiale [357] nell'esercizio o a causa delle sue funzioni ovvero da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio [358] con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o servizio o da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato 2. [III]. Nel caso previsto dal primo comma il delitto è punibile a querela della persona offesa3.
competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. secondo comma) arresto: facoltativo fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita (primo comma); consentita (secondo comma) altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: a querela di parte (primo comma, ma v. art. 623-ter c.p.)); d'ufficio (secondo comma) [1] Articolo inserito dall'art. 3 l. 8 aprile 1974, n. 98. [2] Per un'ulteriore ipotesi di aumento della pena, v. art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104. [3] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 1, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36. Per le disp. trans. v. l'art. 12 d.lgs. n. 36, cit. che dispone che «1. Per i reati perseguibili a querela in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato. 2. Se è pendente il procedimento, il pubblico ministero, nel corso delle indagini preliminari, o il giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, anche, se necessario, previa ricerca anagrafica, informa la persona offesa dal reato della facoltà di esercitare il diritto di querela e il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa è stata informata.». InquadramentoBene tutelato dall'art. 617 ter, introdotto dall'art. 3, l. n. 98/1974, è la libertà delle comunicazioni, sotto il particolare profilo — proprio della categoria dei reati di falso (Garavelli, 436) della sicurezza, genuinità e veridicità delle stesse, atteso l'elevato grado di affidamento che tutti ripongono in esse e la possibilità che la loro manipolazione determini indebiti vantaggi o gravi danni. (Mantovani, 641; Manzini, 972) Si tratta di una norma di chiusura del sistema di garanzia apprestato dagli articoli 617 e 617 bis. Soggetto attivoSi tratta di un reato comune (Mantovani, 588), cui può rendersi responsabile chiunque. Particolari qualifiche soggettive sono previste a titolo di aggravante MaterialitàIl primo comma dell'articolo in argomento descrive distinte condotte criminose, la cui realizzazione congiunta integra un solo reato e non una situazione di concorso. La prima condotta consiste nel formare falsamente in tutto in parte, il testo di una comunicazione o di una conversazione telefonica o telegrafica tra terze persone. La dottrina assimila reato in esame a quello di falsità materiale in scrittura privata di cui all'art. 485 (Antolisei, 261, Manzini, 973, Vigna-Dubolino, 1081) La seconda condotta consiste nel fatto di chi, dopo l'intercettazione anche occasionale, di una comunicazioni o conversazione telegrafica o telefonica realmente avvenuta, ne altera o sopprime in tutto o in parte, il contenuto. Per alterazione si intende la modificazione del testo originale attraverso aggiunte, sostituzioni o eliminazioni (Mantovani, 588). La fattispecie di soppressione è integrata da qualunque condotta, anche diversa dall'effettiva distruzione, che impedisca al destinatario della comunicazione di apprenderne il contenuto (Mantovani, 588). Tra le ipotesi di soppressione rientra dunque, al fianco della distruzione, anche il mero occultamento (Vigna, Dubolino, 1081). Presupposto delle condotte di alterazione e soppressione è che la comunicazione sia stata intercettata anche solo occasionalmente. Esulano dunque dalla fattispecie in esame — salvo il caso di concorso ex art. 110 con l'altrui opera di intercettazione — i casi in cui il testo o il nastro oggetto della condotta siano pervenuti in possesso del soggetto agente in assenza del presupposto dell'avvenuta intercettazione da parte di quest'ultimo, per essergli ad esempio stati direttamente consegnati dai partecipanti alla conversazione o comunicazione. In tal caso la condotta di alterazione potrà essere comunque punita ex art. 485, a titolo di falso materiale in scrittura privata, e quella di soppressione ex art. 616, comma 1, ultima ipotesi (Vigna, Dubolino, 1081). Per la configurabilità del reato è necessario che il soggetto attivo faccia uso ovvero lasci che altri faccia uso della conversazione o comunicazione falsificata, alterata o soppressa Non vi è uniformità interpretativa, in ordine alla configurabilità dell'uso di comunicazione soppressa. La dottrina sostiene in gran parte (Vigna, Dubolino, 1081; Petrone, Violazione, 1153; Garavelli, 436) l'impossibilità logica ed ontologica di tale ipotesi. Può invece farsi uso di una comunicazione soppressa, per altra dottrina, proprio traendo vantaggio dalla conoscenza delle informazioni in essa contenute, e dalla contemporanea ignoranza di esse da parte del destinatario (Antolisei, 261). Uso giuridicamente rilevante, ai fini penali, è quello oggettivamente idoneo a produrre effetti vantaggiosi per l'agente o dannosi per altri, con esclusione della rilevanza penale dei casi di mera fuoriuscita del contenuto della comunicazione falsa o alterata dalla sfera individuale del soggetto agente, o della scolastica esibizione ad pompam (Mantovani, 589). La disposizione utilizza un concetto di comunicazione più esteso di quello riconosciuto al medesimo termine in relazione alle fattispecie delineate dagli articoli 617, 617-bis, 617-quater e 617-quinquies. L'uso stesso del termine “testo” del dettato normativo dimostra come la norma si riferisca sia al profilo dinamico sia a quello statico della comunicazione telegrafica o telefonica, sia cioè alla comunicazione all'atto della trasmissione sia alla comunicazione incorporata su di un supporto materiale (Picotti, 121). Elemento soggettivoIl fatto deve essere commesso al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio — cioè una qualche utilità, patrimoniale o meno — o ad altri un danno, ossia un pregiudizio giuridicamente apprezzabile. Trattasi dunque di reato a dolo specifico (Manzini, VIII, 973; Mantovani, 589; Antolisei, 261). La previsione di questo particolare requisito soggettivo ha l'effetto di circoscrivere la portata applicativa della norma, escludendo la rilevanza penale delle condotte dirette ad altri fini, e in particolare di quelle volte a vantaggio dello stesso soggetto passivo (Mantovani, 589). Consumazione e tentativoPoiché l'uso è un elemento costitutivo del reato e non una condizione obiettiva di punibilità (Antolisei, 261) il momento consuntivo del reato coincide con la compiuta utilizzazione del testo falsamente formato ovvero del contenuto della comunicazione o conversazione alterata o soppressa (Antolisei, 261; Mantovani, 641). Il tentativo è ammissibile sebbene di difficile verificazione. È esclusa la sussistenza del reato allorché manchi, per assoluta grossolanità della falsificazione, un'effettiva possibilità di offesa agli interessi protetti. CircostanzeL'art. 617 ter, cpv. prevede una circostanza aggravante ad effetto speciale, che comporta la pena della reclusione da uno a cinque anni, qualora il fatto sia commesso in danno di un pubblico ufficiale nell'esercizio o a causa delle funzioni, o da un pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, o da chi esercita anche abusivamente la funzione di investigatore privato (Mantovani, 589). Rapporti con altri reatiSi configura parimenti il solo reato in esame, e non il concorso con la presa di cognizione di cui all'art. 617, comma 1, nel caso di intercettazione fraudolenta seguita da falsificazione, alterazione o soppressione (Mantovani, PS, I, 590). Il fatto di intercettazione, infatti, rimane comunque assorbito nell'art. 617 ter, reato eventualmente complesso, che, così come tipizzato, ne presuppone la realizzazione. Profili processualiL'art. 3, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, che ha dato attuazione alla delega di cui all'art. 1, comma 16, lett. a) e b), l. 23 giugno 2017, n. 103, in tema di modifica del regime di procedibilità per alcuni reati contro la persona e contro il patrimonio, ha previsto la perseguibilità a querela di parte del delitto di cui all'art. 617-ter, comma 1. I fatti perseguibili a querela previsti all'art. 617-ter, comma 1 diventano procedibili d'ufficio qualora ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale (art. 623-ter ). I fatti di cui al secondo comma sono perseguibili d'ufficio. Ai sensi dell'art. 12, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, per i reati divenuti perseguibili a querela e commessi prima dell'entrata in vigore del decreto (9 maggio 2018), il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente il reato. Se è pendente il procedimento, il pubblico ministero, nel corso delle indagini preliminari, o il giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, devono informare la persona offesa della facoltà di esercitare il diritto di querela; in questo caso, il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa è stata informata. BibliografiaGaravelli, Libertà e segretezza delle comunicazioni, in Dig. d. pen., VII, Torino, 1993, 436; Petrone, Segreti (delitti contro l'inviolabilità dei), in NN.D.I., XVI, Torino, 1969, 952; Petrone, Violazione dei segreti, delitti contro l'inviolabilità dei segreti, in Nss.d.I., app., VII, Torino, 1987, 1145; Picotti, Ratifica della convenzion eCybercrime e nuovi strumenti di contrasto contro al criminalità informatica e non solo, in D. I., 2008, 437; Vigna-Dubolino Segreto, in Enc. dir., XLI, Milano, 1989. |